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Il lavoro futuro? Vincono le competenze artigianali di un tempo.

Da diverse analisi svolte da istituti di ricerca si evince che in Italia lavoro ce n’è, ma purtroppo molte volte sono i professionisti dei lavori tradizionali a mancare.

 

Nel bel paese:

  • Il settore terziario è il quello vincente già da molti anni. Al suo interno spicca il turismo, con un fatturato di 39 miliardi e 3,5 milioni di occupati,
  • Il settore secondario segue a ruota e al suo interno trainano i reparti della metalmeccanica, automotive e lusso. Non va dimenticato il “made in Italy”, caratterizzato da PMI (di cui molte a gestione ancora familiare) che eccellono nei campi della medicale, chimica, biomeccanica, lusso, … È proprio all’interno dell’ambito del lusso si notano i primi numeri di rilievo: le attività necessitano infatti di 236 mila posti da coprire entro il 2024.

 

 

 

Diamo ora un’occhiata alle figure più ricercate nel prossimo futuro:

 

  • Addetti per l’industria del lusso e della moda a fare la differenza sono le caratteristiche personali legate alla manualità artigiana, ormai in via di estinzione, che portano al paradosso per cui orafi, sarti, ricamatrici, sono ormai “fuori moda” anche se di estrema attualità.
  • Addetti del settore food and beverage: tecnici per la vinificazione, controllori di qualità-sicurezza, tecnologi alimentari e esperti di legislazione internazionale
  • Addetti del settore tecnico: sono ormai introvabili (anche se molto richiesti per competenze!) montatori macchine e saldatori. Molto richiesti anche meccatronici e ingegneri progettisti

 

 

La perdita di figure artigiane con competenze “d’altro tempo” è dovuta al fatto che due terzi di queste figure professionali non sono disponibili in quanto:

 

    • 1 studente su 6 decide di iscriversi a scuole professionali
    • 2 studenti su 6 decidono di iscriversi a istituti tecnici
    • Il restante 50% si iscrive a un liceo (che per sua natura non offre competenze “manuali”).

 

 

Confrontando l’Italia con altri paesi dell’UE: gli studenti italiani che scelgono il tecnico sono 10 mentre in Germania sono quasi 900 e in Francia sono quasi 250.

 

L’industria Italiana allora, per far fronte a questa situazione critica, si sta organizzando internamente per creare scuole di formazione o laboratori professionali direttamente all'interno delle mura aziendali. Alcuni esempi sono: la Scuola del Molino di Molino Quaglia, il Wellness Institute di Technogym, la Eni Corporate University, l'Università del caffè aperta da Illy, …

 

 

 

 

 

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